Bertrand Russell e Edward Hopper, tra libertà e verità

di Ave Appiano

Voglio osservare il mare con il pensiero di Bertrand Russell (1872-1970) e con gli occhi di Edward Hopper (1882-1967). Inglese il primo, statunitense l’altro, contemporanei, tra fine ‘800 e ‘900. Per farci domande di fronte all’infinito abbiamo necessità di sintonizzare il pensiero con i sensi e con la nostra profondità interiore, che immaginiamo e misuriamo tra la profondità verticale dell’abisso e lo sconfinato orizzonte del mare. Lì si agitano le verità inquiete dell’anima, che non sono a portata di mano. Lo sono invece gli strumenti per cercarle: perseguire la libertà e alimentarne il desiderio, nutrire l’anima nella ricerca della felicità e del piacere di vivere nonostante tutto, maturare in saggezza nei piccoli e grandi gesti della vita, affinando l’esperienza, l’expertise

Russell evita i modelli, troppo costrittivi per la nostra serenità spirituale. Egli suggerisce invece di entrare tra le pieghe della quotidianità per trovare la consapevolezza, l’amabilità, la sensibilità ed estrarne il bene, che “abbiamo la facoltà di creare noi stessi” poiché esso non proviene da una “realizzazione esterna” ma “rientra nelle nostre facoltà” (B. Russell, 1918). Riaffiora nel filosofo l’opposizione dei concetti di bene/male, alla luce dei quali egli legge l’opposizione felicità/ infelicità.

Nell’artista, Edward Hopper, ciò si confronta e traduce nell’espressione di un’introversa osservazione del mondo, di una profonda, estatica solitudine, un silenzio interiore e uno stupore quasi metafisici. Lo sconfinato orizzontale e la vertigine verticale sono dimensioni addomesticabili. L’uomo è calamitato in una sorta di vuoto, che si affaccia al filosofo come all’artista, in cui la luce del pensiero illumina e guida verso “la conquista della felicità” (B. Russell, 1930). Per Hopper, la luce è, similmente, un mezzo straniante che riesce a fare piazza pulita di ogni orpello – come per Russell da ogni modello – per ripartire da zero dentro se stessi e per osservare il mondo in modo disincantato, come se l’essere fosse una propria interiorizzata “camere sul mare (Rooms By The Sea, Hopper, 1951, New Haven, Connecticut, Yale University Art Gallery). È una personale, una segreta tebaide in cui entrare in profondità per poter mettere a nudo i sentimenti e le emozioni e scoprire un proprio spazio in cui poter mettere in moto i sensi e il pensiero. E di lì ripartire, scevri da ogni stereotipo, per perseguire il bene, tra libertà e verità.

Bibliografia
Bertrand Russell, Misticismo e logica, Longanesi, Milano, 1918.

Edward Hopper, Camere sul mare, 1951, dettaglio

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