Voce al silenzio che abbiamo dentro

di Roberta Terchi Nocentini

Nel silenzio notturno scrivo sulla voce.

Non quella della Callas o quella che Massimo Ranieri canta ne “La voce del silenzio”, ma la nostra “inner voice” quel suono interiore che troppo poco spesso ascoltiamo circondati dal rumore del silenzio di questa società odierna.Tante volte siamo stati condotti dai grandi musicisti a concentrarci sui silenzi (un esempio eclatante è 4’33” di John Cage), ma nessuno ci insegna a essere noi stessi la “Voce nel Silenzio”. Partiamo da una data: 7 maggio 1824. Quel venerdì per la prima volta la Sinfonia n. 9 di Ludwig Van Beethoven fu eseguita a Vienna. Non starò qui a parlarvi della sinfonia. Voglio piuttosto focalizzare la mia attenzione sul fatto che dal 1819 il compositore tedesco era totalmente sordo, eppure fu in grado di scrivere quello che ancora oggi viene considerato il Capolavoro della musica occidentale. Riflettendo spesso su come lui e gli altri geni dell’arte abbiano fatto la differenza, sono giunta a una mia personale conclusione. Chi fa la differenza ha due forti caratteristiche: saper osservare e non semplicemente guardare e soprattutto saper ascoltare e non sentire solamente. L’apice di questo ascolto è appunto trovare la nostra voce interiore. Questo discorso non interessa solamente un ambito musicale, ma tutto ciò che giornalmente possiamo realizzare attraverso l’ascolto di noi stessi. C’è un metodo che più degli altri a mio avviso ci aiuta in questa fantastica scoperta: la di Roberta Terchi Nocentini Voce al silenzio che abbiamo dentro Musicoterapia. Lo scorso anno ho avuto modo di seguire un corso di Musicoterapia online tenuto dalla Barklee University di Boston. In poco tempo il mio modo di vedere e vivere la musica è cambiato radicalmente, diventando “globale”. Da professionista del settore, spesso sono la prima a crearmi barriere dovute alla tecnica esecutiva o alla ricerca della perfezione, tra gli strumenti richiesti per praticare questo lavoro.

La Musicoterapia invece ti libera. Libera le tue idee, le tue ansie trasformandole in energia positiva, il tuo approccio verso l’altro. La visione di ciò che hai intorno a te cambia. Credo che tra gli approcci di crescita personale, sia una materia ancora un po’ sottovalutata. Si parla e si praticano molto la meditazione e lo yoga, senza pensare che queste due pratiche sono legate al ritmo e al suono (e quindi alla musica). Pensiamo a una vita che nasce. Il primo segnale è il battito del cuore. Noi siamo per prima cosa “ritmo”. Il suono arriva prima del resto. Allora mi chiedo: perché nella società odierna è diventato così difficile saper ascoltare gli altri e noi stessi? Vorrei che ognuno di noi trovasse la propria risposta a questa semplice domanda, magari fermandosi nel silenzio e iniziando ad ascoltare la propria “Voce”. Solo in questo modo la “gioia ricongiunge ciò che la moda ha rigidamente diviso e tutti gli uomini diventano fratelli” come Schiller scrisse nel suo Inno della Nona Sinfonia. Senza quell’ascolto solo silenzio, silenzio assordante.

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