Racconto e illustrazione di Luca Marmello

“Stanotte ho ucciso il mio partner”

disse il flusso cerebrale che solcò le sue meningi. Fuori dalla finestra la fredda puntura dell’atmosfera di gennaio condiva l’imbrunire di quella notte. Le sue narici odorarono la struttura dei fiocchi di neve ghiacciati, densi di impareggiabile libertà. La condensa disegnava pennellate di sbuffi orientali che rotolavano morbidi sui tetti della periferia. Il cadavere alle sue spalle dormiva nel vuoto perfetto del pavimento nero, un bianco cristallino si appoggiò sul suo naso mentre la sua anima assaporava la totale indipendenza.

Il giogo opprimente e maniaco, perpetrato da quello che un tempo avrebbe definito il suo amore, non avrebbe trovato una fine se la sua mano pesante non si fosse abbattuta su quell’essere umano. La bramava come elisir mistico, e adesso poteva sentire sulla punta della lingua quella libertà che agognava nelle frigide ore notturne. Da quella notte avrebbe giurato fedeltà solo a quella sensazione magnifica e irradiante, da quella fredda notte sarebbe stata la sua unica musa e amante, l’unica confidente. Ma lo sfarzo di quell’atomo qualunque si trasformò, ben presto, nella lenta corrosione rivelatrice del vivere l’inferno da vivo, stipato in una cella di ossa e tessuti per il resto della sua esistenza.

Da quella gelida notte avrebbe fissato negli occhi la finzione di una libertà tanto desiderata, quanto repentinamente persa nell’attimo di un colpo in testa.

Il suo sorriso morì e un altro fiocco di neve si posò sulla punta del suo naso.

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