El agua vale más que el litio

di Natalia Moncada Bustamante

Nel cammino verso la neutralità climatica, le emissioni zero e la tecnologia verde, il litio gioca un ruolo essenziale. Tale minerale, noto anche come l’oro bianco del XXI secolo, è diventato molto importante negli ultimi anni, soprattutto nell’industria tecnologica per la transizione energetica. Il litio è la base delle batterie che alimentano le auto elettriche e di tutti i nostri dispositivi elettronici. E così la ricerca di questo metallo prezioso è diventata una rappresentazione contemporanea del mito di El Dorado: la leggenda che ha spinto migliaia di esploratori e conquistadores a colonizzare l’America Latina si ripete oggi. Multinazionali e società estrattive europee, cinesi e statunitensi si contendono il Triangolo del Litio, un territorio situato nei deserti andini tra l’Argentina, la Bolivia e il Cile che ospita l’80% delle riserve mondiali di questo minerale, con 21 milioni di tonnellate in Bolivia, 20 milioni di tonnellate in Cile e 11 milioni di tonnellate in Argentina. Le Ande, territorio storicamente saccheggiato e depredato per le sue ricchezze minerarie, sono ancora una volta vittima dell’esaurimento ambientale e dell’estrattivismo sfrenato. L’estrattivismo è un modello economico basato sull’estrazione intensiva delle risorse naturali; questo fenomeno non solo genera gravi conseguenze per l’ambiente, ma ha anche un impatto sulle comunità locali, alimentando la dipendenza economica e aggravando i problemi sociali esistenti. Nella sua fase “verde”, l’estrattivismo, travestito da ambientalismo, promette la decarbonizzazione dell’Occidente, mettendo a rischio gli ecosistemi e la disponibilità di acqua per il consumo umano e agricolo nelle Ande. L’estrazione del litio richiede una quantità esorbitante di acqua: per ogni tonnellata di litio sono necessari due milioni di litri di acqua. Questo ha portato non solo al prosciugamento di fiumi e laghi, ma anche al loro inquinamento, in quanto spesso vengono utilizzati come punti di scarico per i rifiuti chimici. Di fronte a questo critico panorama, nascono movimenti di resistenza che cercano di rendere visibile la lotta delle comunità indigene contro l’espansione dell’estrattivismo, e come disse una volta la scrittrice Ursula Le Guin: “La resistenza e il cambiamento spesso iniziano con l’arte”.

Fly with Aerocene Pacha è un progetto guidato dall’artista argentino Tomás Saraceno in collaborazione con il movimento di giustizia eco-sociale Aerocene e i membri di 33 comunità indigene del nord dell’Argentina. Il lavoro consiste in un aerostato realizzato con materiali biodegradabili che utilizza l’energia solare per volare, evitando così il ricorso a combustibili fossili o a motori elettrici. La “mongolfiera” portava con sé un chiaro messaggio: “L’acqua e la vita valgono più del litio”. Il progetto ha battuto 32 record mondiali e la sua diffusione su scala globale contribuisce ancora oggi alla visibilità di questa lotta che cerca di fermare il fenomeno estrattivo. Ironicamente, le tecnologie verdi e altri sforzi contemporanei per affrontare i problemi ambientali spesso dipendono dalla continuazione dello sfruttamento sociale e dalle pratiche inquinanti. In questo contesto, Aerocene Pacha cerca di mettere in luce la necessità di bilanciare l’urgenza dell’azione climatica con i principi di giustizia sociale e ambientale. 

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