Tra armonia naturale e riscaldamento globale: viaggio in Groenlandia

di Giorgio Enrico Bena 

Naturale. La nave è in movimento su un mare grigio, costellato di masse bianche che si perdono nella nebbia. Le vibrazioni dei motori incrociano le onde e provocano increspature sull’acqua nel bicchiere. Alcune gocce cadono sul tavolino e iniziano a correre verso l’oblò, quasi volessero raggiungere la libertà e aggregarsi ad altre, al di là del vetro, per fare parte degli iceberg che la nave incrocia e sfiora nel viaggio verso il nord groenlandese. Le molecole dell’acqua sono semplici, immaginate a forma di triangolo con l’ossigeno ad un vertice e due idrogeni agli altri. Ne servono alcune centinaia, tenute insieme dalle forze degli idrogeni, per formare un solo cristallo di ghiaccio. I cristalli, a loro volta, si uniscono poi in geometrie che seguono leggi di simmetria e crescono tra le linee immaginarie dei meridiani terrestri dal sessantesimo, circa, al polo. Sono necessarie migliaia di anni per costruire le montagne opalescenti, in cui forze, temperature e pressioni generano profili bizzarri sino al momento del collasso, quando fratture penetrano in profondità e sordi tonfi accompagnano l’incontro dell’acqua solida con quella liquida. Ben più antico è invece il suolo della grande isola su cui poggiano gli strati inferiori del ghiaccio. In tre miliardi e settecento milioni di anni, le leggi della chimica e della fisica hanno mescolato elementi, prodotto strutture, forme, reticoli, colori per creare minerali ad oggi rimasti celati dal tempo dell’origine, sopiti e inconsapevoli del valore che l’uomo attribuirà loro. Raggiunta la meta, la nave riprende la rotta del ritorno e, sulla terra ferma, passi percorrono il suolo primitivo. Il suono delle pietre smosse è interrotto solo dal gracchiare dei grandi corvi. I loro voli disegnano ampie traiettorie, talvolta armoniche, talvolta apparentemente scomposte. Il sibilo dell’aria durante il battito d’ali riesce a dar voce al silenzio. La montagna di pietra ospita quella di ghiaccio, per un certo tempo vivranno accanto, le loro forme si fonderanno. Poi inizierà il distacco. Si separeranno portando l’una traccia dell’altra. Il ghiaccio trascinerà con sé frammenti di roccia, cristalli, scisti luccicanti. Solo quando perderà la forza di trattenerli diventeranno un dono per il fondo del mare, un omaggio a Sedna, la potente dea del mare, la donna delle profondità che comanda le onde e la pesca, tanto temuta dagli abitanti della costa per le sue ire, manifestate con temporali e burrasche. Negli anfratti più nascosti la roccia, invece, conserverà un germe, un piccolo cristallo di ghiaccio sul quale si accresceranno gli altri, per ricreare l’armonia di processi naturali che si ripetono avvolti dal silenzio del tempo.

Artificiale – Il sopravvento incontrollato del mezzo tecnico è talvolta all’origine della distruzione esponenziale del naturale, la modifica irreversibile degli equilibri e l’alterazione progressiva della diffusione del calore. Il riscaldamento del pianeta domina più che da ogni altra parte sulla calotta glaciale della Groenlandia, gli scienziati calcolano da decenni la fusione del ghiaccio in quantità tale da fare innalzare il livello dei mari. La grande distesa bianca si spezza rapidamente, si riduce in frammenti che vagano e si dissolvono sull’acqua, abbandona velocemente la montagna con cui ha condiviso millenni e lascia così allo scoperto i filoni di elementi preziosi. Interverrà allora il mezzo tecnico dell’uomo, sostituirà il silenzio in cui volano i grandi corvi con assordanti rumori di macchine che spezzeranno la roccia per privarla di antichi tesori. Cristalli e scisti luminosi verranno trasportati lontano.

Come reagirà allora Sedna quando non riceverà più i doni della terra?

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