Il Diritto di Disobbedire

Riflessione sul libro del filosofo Frédéric Gros

di Cristina Meli

La terra cambia

gira intorno al sole

figli di una rivoluzione

Immaginiamo un genitore non affine al mondo della filosofia,  il quale sorprende il proprio figlio, o figlia, leggere su indicazione di un docente un libro intitolato Disobbedire. Presupponiamo che rimanga sorpreso, incuriosito e magari contrariato dal titolo provocatorio di questo saggio. Probabilmente penserebbe: ma cosa insegnano oggi giorno nelle scuole? Gli si potrebbe argomentare che anche l’obbedienza si può colpevolizzare, soprattutto quando permette di deresponsabilizzare un comportamento irragionevole. Obbedire al comando di un ordine folle rende assolutamente colpevoli. In tal caso, disobbedire è la scelta corretta.

Secondo Frédéric Gros nel suo saggio Disobbedire (Einaudi, 2019) l’obbedienza è  fondamentale perché permette il raggiungimento di grandi obiettivi, resi possibili dalla creazione di un «corpo unico e solidale». Un popolo unito può  salvare il mondo se persegue un corretto ideale etico oppure, all’estremo opposto, l’obbedienza può diventare una droga che rende complici e responsabili di un genocidio.

Il filosofo francese ci invita a una riflessione sul motivo per cui la gente, in maniera così massiva, non si ribella in seguito alle ingiustizie, ma accetta suo malgrado tutte le condizioni imposte, piuttosto che disobbedire.

La manifestazione cittadina offre la possibilità di esprimere il proprio dissenso, eppure nella piazza della città, dopo la vittoria di una partita di calcio della Champions League, ci sono generalmente molte più persone che a una manifestazione contro la violazione dei diritti umani. Sono pochi coloro che hanno la virtù del coraggio di reagire perché ribellarsi richiede sicuramente un grande sforzo. La maggior parte delle persone, distratte e deviate dai piaceri superficiali, preferisce accettare le decisioni di altri piuttosto che ideare nuove soluzioni.

Nel suo famoso Discorso sulla servitù volontaria, scritto in età giovanissima,  Etienne de La Boétie (filosofo, giurista e polemista francese del Cinquecento) sostiene che la prima ragione della servitù sia infatti l’abitudine. Questa porta gli uomini ad una super obbedienza che nasconde una sorta di appagamento nell’essere dominati. Sembra quasi che «gli uomini combattano per la loro servitù come se fosse la loro salvezza» (Gros, 2019).

Un altro motivo che influenza le masse ad obbedire ciecamente è il conformismo alla mediocrità.

In questa società rumorosa non siamo abituati né al silenzio né alla solitudine, il gruppo infonde un’apparente sicurezza.

Mentre il freak è deriso, giudicato, le masse tendono ad adattarsi alle situazioni come dei camaleonti.

Ma tutto ciò non è una novità perché il segreto dei burattinai del controllo sociale è stato teorizzato dal linguista Noam Chomsky:  i canali mediatici distraggono gli ascoltatori per non affrontare le vere problematiche; creano dilemmi e offrono soluzioni che sono generalmente accettate senza porre nessuna questione; le misure inaccettabili sono integrate a piccole dosi così da passare inosservate; gli spettatori dei media sono trattati come dei bambini, con discorsi e slogan pubblicitari dai toni infantili, ma quando si parla di burocrazia e provvedimenti giudiziari,  il linguaggio diventa particolarmente astruso; i canali informativi offrono spettacoli mediocri incapaci di istruire il pubblico: non vengono approfondite le tematiche più importanti, né vengono spiegate le cause sociali-economiche-culturali degli eventi determinanti; i canali mediatici  infondono paura e insicurezza così da rinchiudere la gente ancora di più nella propria zona confortevole, nelle proprie abitudini.

Le menti, di conseguenza le personalità, vengono plasmate come se fossero plastilina, anzi proprio come se si trattasse di una massa di pane da manipolare. Sin da bambini si è costretti a rispettare le regole in famiglia e a scuola, in un sistema che  insegna ad obbedire. E però importante ricordare che la super obbedienza senza una presa di posizione rende passivamente complici delle ingiustizie. Ogni essere umano ha la  responsabilità di prendere in mano la propria vita e compiere le proprie scelte perché nessuno può pensare al suo posto.

Bibliografia

Frédéric Gros, Disobbedire, Einaudi, Torino, 2019

Noam Chomsky, Edward S. Herman, La fabbrica del consenso. La politica e i mass media, Feltrinelli, Milano, 2014

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2 commenti

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