Un racconto ipertestuale

Testi di Mehdi Khajavi
Illustrazioni di Dong Hairuo

La storia tratta di una città isolata dal mondo, sotto il controllo di un regime totalitario che cerca di censurare e manipolare le informazioni per dare la propria forma voluta alla società.
La storia racconta di una bambina che nasce in una città dove le persone seguono le superstizioni senza rifletterci. L’idea della graphic novel mi è venuta immaginando una madre che sta facendo una treccia ai capelli di sua figlia. La madre, paragonando la treccia simbolicamente a un ponte, racconta a sua figlia una credenza religiosa. Secondo questa credenza, il giorno del Giudizio universale, la gente attraverserà un ponte più sottile di un capello. Mentre le persone buone passeranno il ponte, i cattivi cadranno sotto nell’inferno.

Ecco Gulen!
Una città circondata dalle montagne. Isolata dal mondo.
Ogni giorno la gente si sveglia alle 7 di mattina.
Gli adulti vanno al lavoro, i bambini a scuola. Dopo tornano a casa.


Nel tempo libero guardano la TV, puliscono e mettono in ordine le camere di casa. 
A volte vanno a fare la spesa, ma non sentono molto la voglia di uscire.
La gente si fida di ciò che viene trasmesso dai Media: Internet, TV, giornali.
Tutte le trasmissioni sono statali. Solo alcuni bambini a volte hanno dei dubbi. Tutti credono in un Dio a cui piace il sangue.
Dopo la nascita, il neonato viene portato nel Luogo Sacro e battezzato con il sangue diluito versato sulla sua fronte.
A volte le persone giudicate cattive sono uccise in un’esecuzione pubblica, poi vengono maciullate in un contenitore grande e trasparente.
Il loro sangue, dopo esser stato purificato, viene inserito in apposite capsule.

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