testo e fotografia di Giulio Oddone
“Vorrei spendere una parola in favore della Natura, dell’assoluta libertà e dello stato selvaggio, contrapposti a una libertà e a una cultura puramente civili; vorrei considerare l’uomo come abitatore della Natura, come sua parte integrante, e non come membro della società”.
Henry David Thoreau, Camminare, 1863.
Con queste parole, Henry David Thoreau, filosofo e scrittore statunitense del XIX secolo, comincia il breve saggio Camminare, pubblicato postumo e incompleto nel 1863. A mio parere, in questo passaggio è possibile riscontrare come l’uomo si possa considerare parte attiva del concetto di “naturale”, che se vogliamo, si può considerare puramente artificiale. Fin dall’antichità, all’alba della Storia, l’uomo ha posto tra sé e la natura selvaggia una netta linea di demarcazione. Non solo, flora e fauna erano qualcosa che era nostro diritto dominare: l’agricoltura domina sulla raccolta e la caccia assume un significato simbolico; i sovrani dell’antichità dei primi imperi si raffigurano mentre abbattono leoni feroci, li costringono all’obbedienza stritolandoli tra le loro braccia (vedi i rilievi assiri della caccia al leone di Assurbanipal, palazzo nord di Ninive, VII sec. a.C.). Troppo spesso ci siamo dimenticati di far parte di un ecosistema, che pur essendo fortemente invaso da spinte antropogeniche, mostra come il nostro impatto sull’ambiente sia una caratteristica predominante della nostra specie; le modifiche che il nostro agire impattano sulla terra che abitiamo sono tipiche del nostro comportamento di animale. Tuttavia, ritengo che ragionare in termini di naturale e artificiale, ponendo questi concetti in contrapposizione, sia più che sbagliato fuorviante, dandoci l’illusione che le attività che svolgiamo nella nostra vita quotidiana non possano considerarsi analoghe a quelle di qualsiasi animale: studiare, imparare, lavorare, fare la spesa e quindi procacciarsi il cibo, socializzare con i nostri simili (in ogni forma possibile). Tutte queste pratiche non ci rendono meno bestiali rispetto alle altre specie del mondo, da cui ci siamo separati, costruendo un muro fittizio che dovrebbe farci sentire in qualche modo migliori. Thoreau assisteva nella sua epoca al principio dell’era industriale. Questa rivoluzione creò i presupposti di una trasformazione del mondo destinata a farsi irreversibile: crescita demografica impetuosa, esplosione dei conflitti sociali, estendersi dell’urbanizzazione, strade, ferrovie, abbattimento di foreste e, in generale, l’annullamento dell’ambiente selvatico, inquinamento dell’aria e delle acque. Rivoluzione di cui oggi vediamo tragicamente gli effetti: la ragione e la scienza al servizio dell’inarrestabile locomotiva del progresso hanno definitivamente trionfato. Profeticamente, Thoreau, nota come quasi ogni cosiddetto miglioramento apportato dall’uomo, perverte il paesaggio naturale in modo irrimediabile, rendendolo addomesticato e banale. A mio avviso, in questa visione è possibile accomunare naturale e artificiale, dove l’artificiale in questo caso si riferisce, ad esempio, ai siti archeologici, importante testimonianza del nostro passato che viene progressivamente cancellata dal continuo costruire. Allo stesso modo, naturale e artificiale in questo senso, possono essere valorizzati e riscoperti insieme. Iniziando quindi a Camminare, come così calorosamente invita Thoreau, prendendo la via dei boschi, vincendo le paure, raggiungendo la più fitta ombra degli alberi, non sarà difficile riscoprire l’innocenza, quasi puerile che trasmettono i colori delle foreste, il canto degli uccelli, il frusciare di un serpente, l’intercedere timido di un capriolo. Insieme a questo, imbattersi in caselle di muri a secco, luoghi di culto abbandonati da antiche comunità, ponti che attraversano torrenti e boschi sommersi, fortezze che vivono nuova vita, avvolte nel verde. Il naturale ha abbracciato l’artificiale.

Bibliografia
R. W. Emerson (1836), Natura, a cura di Mauro Cossa, Ortica Editrice, 2021.
H. D. Thoreau (1854), Walden, ovvero vita nei boschi, a cura di Piero Sanavio, Rizzoli, 2016.
H. D. Thoreau (1863), Camminare, a cura di Massimo Jevolella, Mondadori, 2015.